Carenza di personale nel settore Life Sciences: lacune in competenze tecniche, manageriali, manuali e soft skills

07 febbraio 2025

L'88% delle aziende nel settore delle Life Sciences si trova in difficoltà nel trovare competenze adeguate, sia tecniche che soft skills, manageriali e manuali. Questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro comporta un costo complessivo di quasi 1,8 miliardi di euro. A sollevare il tema, comune a molti settori, è Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, durante la Settimana Italiana delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, in vista della Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza dell’11 febbraio.

I costi del mismatch tra profili ricercati e disponibili

I dati provengono da due report distinti. Il primo riguarda il costo del mismatch tra le competenze ricercate dalle imprese e quelle disponibili sul mercato del lavoro, stimato a circa 1,8 miliardi di euro, secondo l’ultimo Rapporto Excelsior Unioncamere. Il secondo proviene da un’indagine del Sistema Confindustria sulle difficoltà incontrate dalle aziende. L’88% delle industrie è alla ricerca di competenze tecniche, il 32% di soft skills, il 20% di competenze manageriali e un altro 20% di competenze manuali. Cattani, in una nota, aggiunge: “A ciò si aggiunge una piramide demografica in rapida evoluzione, con la continua diminuzione delle nascite, che influisce inevitabilmente sul mercato del lavoro. Ogni anno mancano circa 110.000 studenti sui banchi di scuola”.

Per Cattani, questi scenari sono “allarmanti e richiedono un intervento urgente su formazione, competenze e collaborazioni tra sistema pubblico e privato, con un particolare focus sullo stimolare lo studio delle discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica)”.

Progetti di orientamento e formazione

“Farmindustria e le aziende farmaceutiche sono in prima linea con progetti specifici di orientamento e formazione per studenti di scuole superiori e università. Il Campus ITS Pharma Academy, dedicato allo sviluppo di competenze specialistiche, è uno dei progetti di punta, con 250 giovani formati negli ultimi 5 anni e un placement del 100%. Inoltre, grazie alla partnership con il Ministero dell'Università e della Ricerca, è stato sviluppato un protocollo che promuove la formazione delle competenze nel settore”, sottolinea Cattani.

Grazie a questi impegni, il 90% dei diplomati e laureati trova occupazione nelle aziende del settore, con un aumento del 22% degli occupati under 35 e del 14% delle donne negli ultimi 5 anni. Attualmente, le donne rappresentano il 45% del totale degli addetti e il 53% nella ricerca e sviluppo.

L'innovazione e la sfida della ricerca clinica globale

L’Italia sta avviando un processo virtuoso per formare le competenze necessarie per il futuro, ma, come sottolinea Cattani, è fondamentale una maggiore visione a livello europeo per affrontare le sfide imminenti: “L'innovazione viaggia a ritmi rapidissimi, mentre l'Europa fatica a tenere il passo”. A supporto di questa affermazione, Cattani cita i dati di IQVIA sulle sperimentazioni cliniche: attualmente in Cina si avvia il 28% delle sperimentazioni mondiali, una percentuale che dieci anni fa era solo del 3%.

“La Ue deve recuperare il terreno perso”, conclude Cattani, “seguendo le linee guida dei Rapporti Draghi e Letta e della Bussola per la competitività, senza rimanere spettatrice mentre Stati Uniti, Cina, Singapore e altri paesi avanzano grazie a politiche innovative”.


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