Manifesto Fadoi: sperimentazioni cliniche in Italia crollate del 68% in 14 anni

 

L’Italia sta rischiando di perdere l’opportunità di sviluppare l’innovazione nel campo biomedico.
Questa tesi è stata evidenziata dal “Manifesto per la Ricerca Clinica” presentato da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, insieme agli esperti del settore. Il Manifesto offre una panoramica sullo stato delle sperimentazioni cliniche nel nostro paese e propone soluzioni per tornare ad essere leader in questo settore.

È ben noto che l’Italia investe poco in ricerca e sviluppo. Attualmente, solo l’1,5% del PIL italiano viene destinato a tale scopo, a differenza della media europea del 2,1%, che corrisponde a circa 11 miliardi di euro all’anno. Di questa modesta percentuale, solo il 10% è destinato al settore della protezione e promozione della salute. Inoltre, se si prende in considerazione solo il segmento sanitario, si scopre che solo il 10% degli investimenti proviene da fonti non profit, lasciando il restante 90% sotto forma di investimenti privati, pari a 750 milioni di euro all’anno.

Fadoi sottolinea che questa proporzione solleva alcune preoccupazioni, poiché gli studi indipendenti spesso non rispondono alle stesse esigenze stringenti di quelli di mercato e possono portare a scoperte in settori che solitamente non attirano molto l’interesse degli investitori privati. Tuttavia, questi ultimi apportano comunque dei vantaggi al paese.

Francesco Dentali, Presidente Fadoi, ha dichiarato: “Da un punto di vista assistenziale, ma anche economico ogni euro versato all’ospedale o all’istituzione scientifica per la sperimentazione clinica dai promotori profit genera un utile netto di 3 euro, dei quali 0,5 per l’ospedale e un risparmio per il SSN di circa 2,5 euro grazie alla fornitura gratuita di farmaci. Per non parlare del fatto che ogni anno in Italia circa 40mila pazienti affetti da patologie gravi, come tumori, malattie ematologiche e cardiovascolari, partecipando ai trial possono beneficiare con anticipo anche di anni dei trattamenti innovativi, con maggiori possibilità di guarigione e di miglioramento della qualità di vita “.

Resta però il fatto che la ricerca no profit in Italia arretra. Meno 50% è il numero degli studi clinici portati avanti nel decennio 2009-19, con un numero di sperimentazioni sceso da 309 a 156. Ma è nel 2022 che si è toccato il punto più basso -si legge nel Manifesto- con gli studi scesi a quota 98, pari a un meno 68,3% rispetto al 2009. Il punto più basso toccato in questo millennio. Senza contare che “la percentuale degli studi autorizzati sul totale è scesa al 15%”.
I dati provenienti dai Comitati etici indicano che il 28,6% delle sperimentazioni interessano l’interventistica sul farmaco. Rispetto alle altre tipologie di studi, le più frequenti sarebbero le ricerche osservazionali non su farmaco (36,9%), mentre gli studi osservazionali su farmaco rappresentano una quota del 12,4% e le sperimentazioni interventistiche sui dispositivi pesano per il 4,8% delle valutazioni dei Comitati Etici (16,1% per “altri studi” e 1,2% per “valutazioni varie”).

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